Con pessimo tempismo l’indebitato governo britannico ha proposto in questi giorni un piano per privatizzare centinaia di migliaia di ettari delle foreste inglesi, riprendendo un progetto del governo Thatcher: il 2011 è infatti stato dichiarato dall’Onu Anno Internazionale delle Foreste e le campagne di sensibilizzazione per la difesa degli alberi come bene pubblico hanno una risonanza mondiale.
Perfino la leggendaria dimora di Robin Hood, la Foresta di Sherwood, è coinvolta nella vendita: le proteste e le petizioni si sono moltiplicate, guidate tra gli altri dal Woodland Trust, Judy Dench, Annie Lennox, Vivienne Westwood e perfino l’Arcivescovo di Canterbury.
I testimonial in difesa nelle foreste non sono solo in carne e ossa: è appena stato venduto per 78.000 sterline dalla casa d’aste Bonhams “Save or Delete Jungle Books” dello street artist Bansky, lavoro realizzato inizialmente per una campagna di Greepeace contro la deforestazione e mai distribuito a causa di problemi di copyright con la Disney.
In questa immagine Mowgli e i suoi amici attendono la decapitazione, seguendo la stessa sorte della giungla circostante.
Non ha un destino migliore Tarzan, in questa ironica e tragica immagine fotorealistica dell’agenzia Uncle Grey (Danimarca) per il WWF, dal titolo “15 square kilometer of rain forest disappears every minute”. L’immaginario che si è sviluppato attorno all’eroe della giunla si è evoluto negli anni, da quello razzista-colonialista degli inizi (il primo libro è del 1912, il primo fumetto del 1929) a quello, opposto, ambientalista: questo percorso è stato indagato dal museo antropologico Quai Branly di Parigi nel 2009 in un’interessante esposizione.
Anche Bambi è intervenuto sul tema, vittima degli incendi causati da disattenti visitatori dei boschi statunitensi. L’immagine del cerbiatto disneyano è però restata la mascotte ufficiale del Corpo Forestale degli Stati Uniti solo per un anno (1944), sempre per questioni di diritti, per poi essere affiancata e sostituita definitivamente da Smokey Bear, un orso che educa alla prevenzione degli incendi boschivi.
Questo personaggio è ancor oggi profondamente radicato, un simbolo nella società americana: tanto da essere protetto da una legge federale (la Smokey Bear Act, 1952), detenere royalties e produrre un enorme business con merchandising, giocattoli e naturalmente fumetti, poster, cartoni animati.
Tra altri characters creati o ricontestualizzati per la sensibilizzazione e il rispetto dei boschi e contro la deforestazione, come Woodsy Owl o Rangers Rick, vale la pena vedere questa campagna di Greenpeace: “Wall*E + Kleenex = Iron*E”, dalla mano al vetriolo del celebre vignettista Mark Fiore.
Non è un personaggio celebre, anzi il sito del suo autore si chiama Antiheroe, ma la sua immagine è molto diffusa: il progetto The Forest è del brand spagnolo Pull and Bear.
Dal 2008 i cataloghi non sono più stampati su carta ma sono consultabili solo sul sito, dove per la collezione di quell’anno un orso e altri personaggi interagivano a fumetti con gli utenti.
Inoltre, sono stati piantati 16.000 alberi nella Biosfera di Sierra Gorda (Messico) per rimediare almeno in parte allo spreco cartaceo del passato.
2 febbraio 2011 18:52
L’immediatezza, la sintesi, l’universalità del longuaggio del fumetto e dell’illustrazione possono essere di grande incisività nella comunicazione interculturale e intergenerazionale.
L’immagine può drammatizzare e/o sdrammatizzare.
Anche l’ironia, forma espressiva molto difficile da realizzare con efficacia, può essere messa in campo ed essere compresa (vedi ad esempio Altan, Elle Kappa, Vauro nel campo della politica).
Anche nella didattica, nelle sue varie applicazioni, l’illustrazione e il fumetto possono rendere assimilabili contenuti e messaggi articolati e complessi (ad esempio periodi storici narrati con il fumetto; personaggi della cultura mondiale, ecc.).
L’immagine (vedi il video di Green peace) supera le barriere linguistiche d’un balzo.