L’immagine, l’illustrazione, il disegno ed il colore sono le armi di Lorenzo Terranera, artista romano che da dieci anni collabora con il giornalista Giovanni Floris nella realizzazione di Ballarò, programma di attualità in onda su Rai Tre.
La missione di Terranera è sempre la stessa, ogni settimana, e consiste nel saper comunicare lo stato d’animo, le sensazioni, le frustrazioni, le rassegnazioni e le gioie del popolo italiano attraverso le illustrazioni che aprono Ballarò. L’apparente spensieratezza delle immagini attira subito l’attenzione dello spettatore che tuttavia ad una seconda occhiata si accorge di quanto quelle tavole siano intrise di significato e riescano a toccare i temi più rilevanti, toccanti ed attuali dell’Italia e dei suoi abitanti.
Per gli spettatori televisivi l’identità del tratto di Lorenzo Terranerà è diventato qualcosa di inscindibile dal programma di Floris: e sono nati una mostra e un libro-catalogo, L’Italia di Ballarò. Abbiamo fatto una chiacchierata telefonica con Lorenzo, che ringraziamo di cuore.
Come è nata l’idea di raccogliere tutte le opere prodotte in questi dieci anni di Ballarò in un libro?
Sì, sono dieci anni che lavoro per Ballarò. Esposti alla mostra ci sono circa 160 pezzi: una parte soltanto di bozzetti e schizzi preparatori, il resto è costituito da acrilici originali su legno. Qui in studio ho un gran numero di tavole che ogni tanto sfoglio e riguardo. L’idea della mostra era un mio pensiero da anni, proprio perchè il materiale disponibile è tanto.
L’idea primaria è quella della mostra, che in sostanza consiste nel vedere le tavole tutte insieme, anche se ciò è materialmente impossibile, in esposizione infatti ce n’è soltanto una piccole parte. Parallelamente a questo si è pensato ad un catalogo. Parlando con la casa editrice che possiede i diritti di ballarò, la ERI, mi è stato proposto di fare un libro vero e proprio. Ogni tavola è seguita dal commento di un giornalista, al quale ho inviato personalmente l’immagine da analizzare. Ci sono commenti di alcuni giornalisti Rai e di molti altri personaggi, sopratutto della carta stampata. Mi è stata proposta questa iniziativa ed io non potevo assolutamente rifiutare: in soli quaranta giorni quindi è stato tutto raccolto, stampato e confezionato.
Nel libro tuttavia non ci sono proprio dieci anni completi, ci sono “solo” cento pezzi e il più datato risale alla stagione 2006/2007. Prima infatti molte tavole erano di grandi dimensioni, 7-8 metri, e venivano scomodamente sostituite ad ogni puntata. Una volta cambiata radicalmente la scenografia del programma ho proposto l’idea delle pitture animate, e da allora ho realizzato tavole di 30-40 centimetri, anche se la pittura su grandi pannelli era molto divertente. Attualmente le immagini vengono animate a stop motion, metodo più comodo e sedentario.
Che genesi hanno i disegni iniziali di ogni puntata? C’è un tema, un argomento?
C’è un tema per ogni puntata, a seconda degli eventi e degli ospiti di ogni settimana. Al lunedì, il giorno prima della puntata, spedisco i bozzetti alla Rai. Il lavoro quindi è piuttosto serrato e possono esserci nuove notizie fino all’ultimo momento.
Lavori soprattuto con l’acquerello?
Lavoro con l’acquerello sui bozzetti, la tavole invece sono in acrilico.
Martedì sera c’è stata l’ultima puntata di questa stagione, si riprenderà presto?
Certo, già adesso stiamo lavorando alla nuova grafica e questo fa capire come davvero non si smetta mai di lavorare.
Nel corso degli anni si è modificato il tuo accesso alle informazioni che si riflettono nella sigla del programma?
Si tratta di un intreccio. In questi ultimi anni mi arrivavano le indicazioni al lunedì e io dovevo fare tutto all’ultimo minuto, questo mi metteva molto in difficoltà ed era una vera e propria sofferenza. Ad un certo punto allora ho chiesto di poter partecipare anch’io alle riunioni per la decisione dei temi e ho domandato agli autori se potevano inviare anche a me il materiale che si scambiavano.
Da quel momento è stato tutto diverso. Durante la settimana riesco a capire quale direzione si sta prendendo, in questo modo almeno arrivo al lunedì con un elenco di papabili temi ed argomenti e sono avvantaggiato.
Questo stile “anti-drammatico” da dove proviene?
La questione è semplice. Io ho sempre fatto libri per bambini, quindi mi è venuto quasi naturale mantenere questo tratto anche nell’affrontare temi da adulti. La cosa in effetti ha avuto grande presa ed è riuscita bene. Io, d’accordo anche con Giovanni, ho continuato a fare quello che già facevo, talvolta addirittura in maniera più spudorata. Cerco di raccontare nel miglior modo possibile – e nel mio modo – gli eventi di attualità.
Lo stesso Giovanni Floris identifica lo stile di Ballarò nei tuoi disegni…
C’è sempre stata un’ottima sinergia con Giovanni, il rapporto fortunatamente fuoriesce dall’ambito lavorativo e questo ti aiuta a lavorare bene e a sentirti sempre a tuo agio. C’è certamente più passione, anche se chiaramente lavorando tanto non mancano le frizioni ed i momenti di tensione. Può capitare che i lavori vengano giudicati negativamente e tagliati, anche perché si è spesso con l’acqua alla gola e si vivono situazioni non facili. In ogni caso fa tutto parte del gioco, è vero che sono un illustratore ma lavoro con i ritmi e la frenesia della televisione. Dopo tanti anni di cooperazione si sono stabilizzati degli equilibri importanti quindi una via d’uscita si trova sempre.
Oltre alla notorietà e alla visibilità che ti offre Ballarò, sei impegnato in molti altri campi dove l’illustrazione a livello trasversale offre spunti e possibilità di comunicazione diversi. Cosa ci puoi dire in merito?
Io ho fatto di tutto in passato e continuo a fare molteplici attività, vengo infatti coinvolto in molti progetti e la mia unica colpa è quella di non saper dire di no. A me piace molto il mio lavoro e ogni giorno per me è una cosa nuova: infatti è tanto ciò che ti arriva da fuori, ma si lavora soprattutto con quelle che sono le tue idee, i tuoi pensieri e i tuoi progetti. Tutte le settimane qui a Trastevere c’è un laboratorio con i bambini, quindi le idee grazie a loro si moltiplicano incredibilmente. Tutte le iniziative di questo genere rappresentano una grande fetta del mio lavoro. Ho lavorato per tanto tempo con l’UNICEF facendo proposte e sviluppando le loro richieste. Ultimamente il tempo che dedico a progetti personali è davvero poco, non so se questo sia per me un bene o un male. Se comunque mi viene proposto qualcosa io cerco di dare la mia disponibilità per quanto possibile.
I murales realizzati nei luoghi pubblici sono stati una tua idea o ti sono stati proposti?
Non faccio murales da tanto tempo, sul sito di B5 Production si trovano alcune immagini in merito ed alcune animazioni che facciamo come società. Abbiamo anche una casa editrice che si chiama Collana Quadrata, grazie alla quale abbiamo preparato un progetto con libri a tiratura limitata, con copertine sempre diverse fatte a mano. Si tratta quindi di prodotti di nicchia non destinati alla distribuzione, saranno in vendita online. Forse in futuro ci allargheremo e distribuiremo in alcune librerie in tutta Italia, per adesso non abbiamo mai partecipato a nessuna fiera o mostra anche se di materiale ne abbiamo davvero tanto…