Sono finite le vacanze, abbiamo smontato l’albero di Natale e il livello di zuccheri si è fortunatamente abbassato. E Comicom torna con questa bella intervista.
Lo slogan di Mamma! è: “se ci leggi è giornalismo, se ci quereli è satira”.
Dal manifesto della rivista a fumetti citiamo:
“Il nostro sguardo ironico è profondamente immerso nel nostro tempo, nella realtà sociale e microsociale che viviamo quotidianamente, e pur non escludendo a priori forme di racconto intimista o messaggi che richiamano valori assoluti e universali nel tempo e nello spazio, sentiamo la necessità di trasformare in parole e tratti l’epoca in cui viviamo, per provare a raccontarla da una prospettiva diversa da quella a cui ci hanno abituati.”
Abbiamo fatto qualche domanda al direttore Carlo Gubitosa.
1. È cambiata la vostra “missione sociale” con il parziale mutamento del panorama politico italiano?
Assolutamente no, già dal secondo numero della rivista (parliamo di un anno e mezzo fa) ci siamo intenzionalmente “deberlusconizzati”, perché quel personaggio ci stava assorbendo troppe energie, perché ci siamo convinti che esistono poteri più devastanti e dannosi del suo (ad esempio quelli finanziari) e perché da sempre la nostra missione non è quella di bersagliare un determinato personaggio, ma le storture del potere in tutte le sue forme. Per questa ragione abbiamo da subito incalzato il governo Monti su www.mamma.am con dieci domande che in un secondo tempo anche il quotidiano “Liberazione” ha voluto pubblicare.
2. Satira o giornalismo?
Noi siamo una rivista di giornalismo che fa satira a fumetti, perché usiamo intenzionalmente ogni genere giornalistico e grafico e ogni possibile stratagemma editoriale per fare quello che dovrebbe fare la grande stampa: creare strumenti per capire la realtà. E di volta in volta, a seconda dei contenuti, decidiamo se lo strumento più adatto è un tradizionale articolo testuale, un articolo illustrato, un’infografica (noi le chiamiamo “grafinchieste” e le facciamo sul paginone centrale), un fumetto con molto testo, un fumetto con poche e brevi informazioni testuali o una illustrazione che dice tutto senza parole. Ci sentiamo su una linea di frontiera simile a quella che è stata attraversata negli anni ’50 quando le tecnologie hanno affermato il nuovo genere del fotoreportage, mentre fino a quel momento gli articoli erano delle semplici colonne fitte di testo. La nostra convinzione è che domani non si potrà fare a meno del fumetto nella pratica giornalistica esattamente come oggi non si può fare a meno della fotografia.
3. Avete dei modelli ispiratori?
Il nostro piano editoriale nasce dall’ibridazione di molti generi diversi tra loro, e quindi sono molteplici anche le nostre fonti di ispirazione. Per gli articoli ci ispira Riccardo Orioles, un “grande vecchio” del giornalismo d’inchiesta che ci scrive dei magnifici editoriali e ci ha coinvolto nella rinascita dello storico mensile “I Siciliani”, fondato dal giornalista Pippo Fava, che ora è tornato in rete su www.isiciliani.it con un inserto di “giornalismo a fumetti” curato proprio da noi di Mamma!. Per le illustrazioni ci ispira il New Yorker, per il giornalismo a fumetti ci ispirano Joe Sacco e precursori italiani come Sergio Angese e Francesco Cascioli, per le grafinchieste ci ispirano i temi più complesi del momento che cerchiamo di riassumere in poco spazio con l’aiuto della grafica, per le vignette satiriche ci danno ispirazione movimenti internazionali come i Cartooning for peace al quale partecipano molti dei nostri autori.
4. Quali sono le situazioni maggiormente complicate che avete incontrato sulla strada di Mamma!?
La burocrazia necessaria per registrare lo statuto della nostra associazione culturale, il percorso a ostacoli per registrare la testata giornalistica, l’odissea infinita per capire come diavolo funzionano gli abbonamenti postali. Con una laurea da ingegnere in tasca, le procedure postali per spedire in abbonamento mi hanno messo alla prova più degli esami di analisi matematica. Ne siamo usciti all’italiana, con l’aiuto della signora Milena delle poste che ci ha fatto da angelo custode aiutandoci ad uscire da un labirinto dove altri ci hanno rimesso le penne.
5. E le più belle soddisfazioni/rivincite?
Vedere l’elenco degli abbonati che cresce pian piano giorno dopo giorno, ricevere attestati di stima da chi ci legge, aver ricevuto il prestigioso premio di satira del Comune di Forte dei Marmi, aver dimostrato con uno zoccolo duro di abbonati paganti e nemmeno un centesimo investito nel marketing che la crisi non riguarda l’editoria, ma i grossi editori incapaci di innovare, aver avuto tra i nostri fondatori un grande autore di satira come Francesco Cascioli, purtroppo scomparso a pochi numeri dalla nascita della rivista, aver tenuto a battesimo il giovanissimo e bravissimo Marco Pinna con il suo libro d’esordio dedicato alla “R-Esistenza precaria” dell’operaio Nicola (www.mamma.am/nicola), ricevere apprezzamenti per quello che facciamo da grandi maestri come Vincino Gallo e Vincenzo Sparagna, poter pubblicare una tavola di Andrea Pazienza sbiadita e scolorita dal tempo che il vignettista Pietro Vanessi ha ritrovato per caso a Porta Portese, intervistare per l’occasione l’intelligentissima e gentilissima Marina Comandini, la moglie di Andrea, avere una delle nostre autrici (Betti Greco) che ha vinto un premio di satira della Commissione Europea all’ultimo festival di Internazionale a Ferrara, aver conosciuto come piccoli editori grandi firme della satira e del fumetto che abbiamo incontrato come piccoli lettori, ma soprattutto aver tessuto relazioni umane, artistiche e professionali ricchissime che ti ripagano di tutte le fatiche, le difficoltà economiche e i mancati introiti dei lavori che potremmo fare se non avessimo deciso di investire su questo folle progetto editoriale.
6. Cosa farà oggi Nicola per resistere precariamente?
Nicola sta studiando, e frequenta assiduamente le sedi del sindacato e i gruppi di studio sull’economia alternativa. Per ora ha capito che quella dei tecnici è solo una scusa, che il governo attuale è squisitamente politico e che le sue decisioni sono tutt’altro che super partes. Poi si applicherà per capire i meccanismi con cui lo stanno fregando.
7. Perché lo definite “un piccolo manuale di socio-economia travestito da fumetto”?
Perché nella parte centrale, come nella migliore tradizione dei film di James Bond, il cattivissimo spiega tutti i suoi piani all’eroe dopo averlo catturato, e noi ci siamo avvalsi della consulenza di un economista per spiegare in poche tavole a fumetti i giochi di scatole cinesi con cui il grande capitale riesce a mettere i profitti nelle sue tasche pescando dalle tasche dei risparmiatori quando si vogliono coprire delle perdite. Per noi realizzare questo libro non è stato solo divertente, ma anche istruttivo.