Visioni da Angoulême 2011

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Visitare il Festival di Angoulême è un’esperienza sconvolgente. Anno dopo anno (e sono quasi sette) la varietà e la professionalità del mercato francese del fumetto (o bande dessinée che dir si voglia) non manca mai di impressionarmi.

Anche se i dati di vendita non sono incoraggianti (un calo dell’1% nel 2010 rispetto al non entusiasmante 2009) la qualità della proposta editoriale è altissima. Forti di un approccio culturale globale che accompagna i lettori fin da bambini a riconoscere la bd come un media alla stregua di tanti altri, gli editori francesi possono permettersi di osare e al tempo stesso di coltivare il loro pubblico più tradizionalista. Per questo convivono felicemente sul mercato editori come Ankama (che si è affacciato al mondo del fumetto forte dei suoi successi digitali legati al mondo del RPG “Dofus”) e Dargaud (depositaria per certi versi della ‘classicità’ della bd).

Gli altri editori differenziano internamente la loro proposta moltiplicando gli stili, i formati, gli immaginari a volte assorbendo spunti che arrivano dal vivacissimo settore delle autoproduzioni (che ad Angoulême hanno l’onore di un padiglione in pieno centro sempre ricco di proposte di affollatissimo di visitatori).

Da questo punto di vista ad esempio è sempre esemplare l’approccio editoriale di Glènat che sa affiancare a un titolo graficamente sperimentale come La Chari de l’araignée (di Hubert / Marie Caillou) alla serie umoristico\storica per bambini de  Les Chrono Kids (di Zep / Stan&Vince) al kolossal storico (campione di vendite nel 2010) Il était une fois en France (di Nury / Vallée).

Un mercato insomma che durante il Festival si esprime in tutta la sua varietà e che meriterebbe sicuramente di essere esplorato con più attenzione, soprattutto riguardo all’enorme produzione storica e per bambini, un’eccellenza nella tradizione francofona ricca di titoli e di proposte.

(di Stefano Ascari)

 

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