Non è il leone della Metro Goldwyn Mayer ad aprire le sonore fauci all’inizio della web tv del più rilevante festival del fumetto europeo, ma Le Fauve. La mascotte felina ideata da Lewis Trondheim dà anche nome – e forma – ai premi assegnati, oltre ad aver generato innumerevoli oggetti di merchandising ed essere l’elemento costante di immagine coordinata dal 2007 ad oggi. Essendo un soggetto semplice da disegnare, e dato che Le Fauve d’Or è l’Oscar del fumetto, si può immaginare l’effetto virale, anche strategico, che sta producendo.
Siamo alla 38° edizione, raggiunta con grandissimo successo di pubblico, e che si conferma un evento di massa dalla forte attrattività. Gli interessi economici e politici che sposta il Festival sono più che consistenti, tanto da aver creato non poche polemiche con i finanziatori pubblici. L’immagine e l’identità della cittadina è ormai legata inscindibilmente all’universo del fumetto. Se si considera il contesto, la cosa assume un’importanza considerevole: la Nona Arte in Francia rappresenta una grossa fetta di mercato editoriale (400 milioni di euro di fatturato nel 2010), gode di ottima salute e detiene un prestigio consolidato, non comparabile con la situazione italiana. Che vede invece una “fuga di matite” verso l’estero.