Mentre il buon Homer Simpson sorveglia con il consueto zelo la centrale nucleare di Springfield, il governo italiano parcheggia temporaneamente la scottante direzione del nucleare su territorio nazionale. In Giappone è stata diffusa questa animazione che spiega ai bambini il disastro. Nuclear Boy rappresenta la centrale di Fukushima, come un bambino con un devastante e puzzolente attacco di mal di pancia. I dottori lo cureranno, anche con l’aiuto di un provvidenziale “pannolino” che preserva dalle scorie dannose.
httpv://www.youtube.com/watch?v=5sakN2hSVxA
Nuclear Boy fa riaffiorare alla memoria Atomino, atomo bambino, creato da Gianni Rodari sulla pagine del Pioniere dell’Unità all’inizio degli anni ’60. In pieno boom economico, molti erano pieni di ottimismo per le promesse dell’energia nucleare. Il protagonista delle storie a fumetti rappresenta la fiducia e l’entusiasmo davanti ad una grande scoperta scientifica, al progresso, allo sviluppo di energia, autonomia e ricchezza.
Nel ’59 Atomino Bip Bip era apparso nelle storie Disney su Topolino disegnate da Romano Scarpa: un atomo umanizzato e ingrandito enormemente dallo scienziato Enigm ( ispirato ad Einstein) con la potentissima macchina Bambatrone. È un personaggio positivo, sorridente, di supporto al Topo; di tutt’altro stampo le agghiaccianti Cronache del dopobomba di Bonvi.
Nell’87, l’anno dopo il disastro di Chernobyl, l’Italia si esprime nel referendum ponendo termine all’esperienza nucleare. È interessante vedere che nel video giapponese è nominata proprio Chernobyl, rappresentata come un bambino con lo stesso “mal di pancia” ma sprovvisto di pannolino. Il collegamento mentale è stato immediato in questi giorni in cui il mondo intero è stato sospeso sulla vicenda giapponese, rinfocolando le polemiche sugli investimenti, sulle azioni e sugli spot del Forum Nucleare Italiano. Nonché sul prossimo referendum del 12-13 giugno.
Chernobyl – Di cosa sono fatte le nuvole (Becco Giallo Edizioni) di Paolo Parisi racconta efficacemente la quotidianità sconvolta degli abitanti della cittadina ucraina, con effetti devastanti ancor oggi. Le conseguenze delle radiazioni infatti si capiscono appieno negli anni successivi (la New York Academy of Science attribuisce all’incidente più di 250mila casi di tumore).
Anche la recentissima graphic novel spagnola La Zona, di Francisco Sánchez e Bustos Natacha (Ed. Glénat) parte da quello che gli abitanti evacuati hanno dovuto abbandonare: tutto, per poter sopravvivere, pur nel terrore della contaminazione.
Enki Bilal e Pierre Christin con Il sarcofago (Alessandro Edizioni) si erano immaginati le operazioni di un Comitato per la costruzione di un Museo dell’Avvenire dentro la centrale abbandonata, intrecciando surreali e macabre illustrazioni a testimonianze fotografiche di grande forza.
Se era una provocazione, il governo ucraino non ne ha colto il lato assurdo, con la recente decisione di fare di Chernobyl una località turistica dalla dubbia salubrità.
Critiche a valanga sul fumettista Premio Pulitzer Mike Peters, che peraltro con il suo celeberrimo Mother Goose & Grimm sbeffeggia il “Parco Chernobyl”, non certo le vittime del disastro come gli è stato rimproverato.
In ogni caso, nell’immaginario disegnato, il nucleare, collegato o meno agli effetti di una terza guerra mondiale, è spesso associato alla distruzione, non all’energia. L’hýbris del classico mad scientis o in generale la poca lungimiranza della società rappresentata nelle storie disegnate ricordano quello che diceva lo scienziato Konrad Lorenz quando affermava che, nella specie umana, ad un velocissimo progresso tecnologico non si è sviluppata di pari passo l’inibizione necessaria al controllo dell’aggressività e alla totale consapevolezza della distruttività delle scoperte realizzate.
È impressionante ricordare, nel profetico L’Eternauta (profetico purtroppo anche per altri motivi) la neve misteriosa e luminescente che stermina al contatto gli umani, simile alla pioggia e alla neve radioattiva nella realtà giapponese.
Non rinomineremo tutti i prodotti di massa che provengono proprio dal Giappone sull’argomento, anche perché da Ken il Guerriero, a Godzilla, fino ad Akira, la lista è più che consistente.
Solo l’anno scorso è stato tradotto in Italia il premonitore No alla guerra, no al nucleare di Rokuro Haku (Edizioni Altra Informazione). La giovane protagonista attraversa un’ergenza fin troppo simile a quella che il Giappone ha appena attraversato, e disvela il fatto che non esiste un nucleare pulito, sicuro, civile, totalmente sganciato da fini militari. Qui un’ottima analisi su Bandiera Gialla.
L’immaginario è figlio delle paure contemporanee, e con esse muta: il ragno che punge Peter Parker trasformandolo in Spider Man nei fumetti di Stan Lee era radioattivo. Nel film di Sam Raimi è diventato geneticamente mutato. Chissà cosa gli succederà la prossima volta.