Abbiamo intervistato l’Associazione Culturale Rule-Hot di Fano, organizzatrice dell’evento Disegni Diversi – Festival del fumetto che vive il quotidiano (30 agosto-1 settembre 2013). E proprio il sottotitolo evidenzia l’approccio particolare del gruppo alla nona arte: il fumetto entra nella vita reale di tutti i giorni…
Chi sono i Rule-Hot nella vita di tutti i giorni? Qual è il vostro percorso personale?
Rule-Hot è un’associazione culturale nata a Fano (PU) l’8 marzo del 2012 con lo scopo di utilizzare e generare nuovi linguaggi, attraverso la commistione di diversi codici espressivi. Rule-Hot riunisce un gruppo di amici, amici di amici, amici di amici di amici, che svolgono lavori comuni (inteso come “lavoro comune” anche la ricerca di un lavoro!) nell’ambito della musica, della grafica, della comunicazione, delle arti visive, delle fabbriche, della scuola e delle aziende di import-export. Tutti sono accomunati dalla voglia di sviluppare una proposta per la collettività che possa essere di qualità, trattando tematiche comuni, attuali e tangibili attraverso l’impiego della creatività.
Come nasce il progetto Disegni Diversi?
Disegni Diversi nasce dalla volontà di raccontare la vita quotidiana in maniera creativa cercando di presentare attraverso diversi linguaggi e differenti visioni artistiche, una pluralità di prospettive su tematiche attuali e a volte problematiche, così che queste possano generare differenti punti di vista e suscitare una nuova riflessione e, magari, un atteggiamento diverso, proattivo.
Perché proprio i fumetti?
Il fumetto in questo è una modalità espressiva d’eccezione perché coinvolge in simultanea un testo visivo e un testo scritto, a volte talmente ben amalgamati insieme da far diventare difficile delineare i confini e separarli. Il fumetto inoltre è un mezzo per arrivare subito al lettore, perché facilmente comprensibile e transgenerazionale.
Come ben sapete il concetto di diversità non esisterebbe se non fosse delineato anche quello di uguaglianza. E viceversa. I due concetti sono inevitabilmente collegati. E ci accompagnano altrettanto inevitabilmente nella vita di tutti i giorni. Li ritroviamo in tutto quello che facciamo, anche senza rendercene conto perché fanno ormai troppo spesso parte di certi preconcetti assimilati dalla nostra società.
Il nostro intento è stato proprio quello di uscire per un attimo dall’ovvietà e dare spazio a chi ha colto il nostro richiamo ponendosi domande e cercando di darsi delle risposte. Un po’ marzulliana come risposta, ma un buon metodo per scavare in noi stessi e nella società che ci circonda.
Lo scorso anno, in occasione del concorso e del festival, avete registrato una buona partecipazione?
L’anno scorso la prima edizione di Disegni Diversi è stata una scommessa. Abbiamo scommesso sulle nostre capacità e sulla possibilità di proporre, nonostante la crisi, un prodotto culturale di qualità a costo zero. Con molta sorpresa abbiamo ricevuto affluenza da parte del pubblico locale e non. Diversi hanno lasciato commenti positivi dal blog ai vari social network e ci hanno spronato a continuare… e abbiamo colto la palla al balzo!
L’attenzione di quale tipo di pubblico siete riusciti a convogliare?
In realtà ci siamo resi conto che il pubblico è stato molto vario: non solo appassionati e lettori di fumetti, ma anche semplici curiosi che hanno scoperto un altro modo di raccontare e di leggere/vedere la realtà.
La vostra percezione del concetto di diversità è cambiata dopo l’organizzazione degli eventi dello scorso anno?
Sicuramente è cambiata la pluralità della visione della diversità. Ci siamo infatti accorti che lavorando con più persone, si generano sempre nuove idee e nuove visioni che possono dare vita a nuovi atteggiamenti e a nuovi progetti.
Avete collaborato con associazioni od organizzazioni di altro tipo per l’organizzazione degli eventi?
Per la prima edizione ci siamo confrontati con le associazioni che si occupano di integrazione e di multiculturalità, ma abbiamo anche approfondito la conoscenza di artisti del nostro territorio e di nuove realtà attive in ambito culturale e sociale.
Quest’anno avete organizzato un concorso analogo, sul concetto di casa nell’attuale società complessa e globalizzata. Avete registrato una partecipazione diversa in termini quantitativi e di coinvolgimento?
Il tema del concorso è stato molto apprezzato e abbiamo ricevuto un’alta partecipazione rispetto all’edizione precedente. Hanno partecipato disegnatori italiani e stranieri (Albania, Germania) e ovviamente ognuno ha proposto una particolare visione del concetto di casa. Ora aspettiamo il responso della commissione per capire quale lavoro sarà premiato e sarà presentato in mostra.
Quest’anno ripeterete l’iniziativa? Se sì, l’edizione avrà qualche declinazione particolare?
Quest’anno ci siamo focalizzati su un’altra accezione del nome del festival, abbiamo cioè voluto porre l’accento sui diversi modo di disegnare. Per questo motivo il concorso La casa che abito, che anticipa il festival, è aperto anche a illustratori e non solo a fumettisti. Il programma (che speriamo di chiudere a breve!) prevede lo sviluppo di questa idea: far conoscere le differenti anime del disegno, attraverso mostre, laboratori, incontri con autori.