Lucca in una vignetta: dal 28 ottobre torna Lucca Comics a gran furore. Focus su Manuele Fior, Davide Reviati, David Lloyd (proprio quello di V per Vendetta), Jiro Taniguchi, mentre tra gli spazi bianchi ruggiscono le tigri di Salgari e vengono spente le cinquanta candeline di Zagor. Tra esotismi, avventure e poetiche pennellate si inserisce l’appassionato percorso della Self Area: i fumetti autoprodotti.
Comicom ha intervistato il collettivo Dr. Ink, autore di Come crescere un robottone felice ed evitare di distruggere il mondo, un libro autoprodotto a metà tra un fumetto e un manuale illustrato di design, scoppiettante di invenzioni visive e gadget. Il gruppo è formato da Matteo Cuccato, Christian Cornia, Matteo Freddi, Cristina Giorgilli, Alessia Pastorello e Federico Tramonte.
Presentazione a Lucca Comics 2011, domenica 30 ottobre alle 12 alla Sala Incontri con moderazione di Diego Cajelli.
Com’è nata l’idea di questo progetto?
Alcuni di noi, per un paio d’anni, hanno fatto parte dei Draw3rs2.0. Durante la scorsa fiera di Mantova è emerso il bisogno di creare una realtà più in linea con le nostre esigenze comunicative: volevamo provare a realizzare un progetto che fosse prettamente umoristico e che esaltasse le capacità di ognuno. Abbiamo quindi dato vita a un nuovo collettivo che puntasse su un progetto comune. La prima ipotesi è stata quella di realizzare un fumetto con un’unica storia realizzata a più mani. Ma ci siamo resi conto che in questo modo la differenza tra i nostri stili avrebbe potuto penalizzarci. Serviva un tema molto flessibile che ci aiutasse a esprimerci come singoli e, allo stesso tempo, valorizzasse il prodotto. Il tema Robottoni è venuto naturale, perchè ci accomuna tutti. Invece il fatto di realizzare un manuale invece che un fumetto, ci permetteva di sviluppare ciascuno il proprio tema in perfetta autonomia.
Una breve descrizione dei partecipanti… chi fa cosa?
Anche se professionalmente abbiamo tutti uno specifico punto di forza in questo progetto ciascuno ha curato in toto la propria sezione di lavoro. Abbiamo lavorato singolarmente ma sempre correggendoci a vicenda e supportandoci in tutte le fasi della produzione. Per quanto riguarda l’aspetto grafico e l’editing ci siamo affidati all’aiuto di Salvatore Santaniello e Maura Riva, che hanno davvero fatto la differenza.
Perchè avete scelto la strada dell’autoproduzione?
Il progetto che potrete vedere a Lucca è molto complesso. Prevede infatti la presenza di molti elementi particolari: acetati, pop-up, paper toy, etc… L’unico modo per non scendere a compromessi sul risultato che volevamo ottenere era autoprodurlo.
Cosa significa per degli autori professionisti affacciarsi sul mercato dell’autopromozione? Quali strumenti di marketing, quali strategie?
Prima di tutto vuol dire mettersi in gioco totalmente. Non si è trattato solo di fare bene il nostro (conosciuto) lavoro, ma di dare il meglio anche in tutto quello che di solito fanno altri al posto nostro. Siamo partiti da un’idea, l’abbiamo rimodellata in base ai problemi tecnici che ci ha evidenziato lo stampatore, poi l’abbiamo di nuovo adattata alle esigenze del rilegatore, ora stiamo capendo come pubblicizzarla e proporla. Sono tutti step fino ad oggi sconosciuti. E’ faticoso ma professionalmente stiamo crescendo come non avremmo potuto fare in altra maniera.
Che prospettive ha il vostro gruppo? Quali progetti in pentola? Cosa vi aspettate da questo progetto sul piano professionale?
Al momento siamo concentrati sul primo appuntamento, che è Lucca, abbiamo delle idee sul futuro ma sono ancora confuse. Dopo questa esperienza decideremo quale sarà la nostra strada.
(Cri) Fino a un mese fai avrei detto che stavo realizzando questo volume per dimostrare quello che posso fare nella speranza di evolvere ulteriormente e trovare dei lavori che mi incuriosissero di più. Oggi, guardo il volume, e penso che con una casa editrice alle spalle difficilmente avrei potuto essere così libera nelle mie scelte e inizio a pensare che ho fatto questo volume per poterne poi fare un altro… ma ancora di tasca mia!
(Ale) Avevo voglia di mettermi in gioco con qualcosa di completamente diverso da quello fatto fin’ora e che mi lasciasse una maggiore libertà d’azione e creazione. Qualcosa di complesso che da sola però non avrei potuto fare ma che lavorando in team fosse possibile e che mi facesse crescere professionalmente sotto diversi punti di vista.
(Teo) Onestamente? Volevo fare qualcosa di decisamente bello. Adesso voglio solo godermi il fatto che ci siamo riusciti.
(Tram) Io devo ancora capire bene COSA sta succedento (e soprattutto COME). Quando avrò un attimo per femarmi ci penserò, farò un esaurimento nervoso postumo e, uscito dall’ospedale, riprenderò a disegnare, magari pure ad essere pagato per farlo (utopia!!).
(Cato) Io come al solito sono sempre con la testa a quello che potremo fare dopo Lucca, un pò perchè non so godermi il presente e un pò perchè non vedo l’ora di iniziare qualcosa di nuovo!
(Chris) Al momento sono già proiettato al seguito… la lavorazione, nonostante lo stress e la corsa, e il gruppo è stata così esaltante che non vedo l’ora di mettermi a pensare al prossimo lavoro… e sarà battaglia per il tema!
Il mondo delle autoproduzioni spesso propone alcune delle idee più innovative e forti nel panorama editoriale fumettistico italiano… qual’è il pregio di questo approccio? E quale invece il limite più grosso?
Il pregio è sicuramente la libertà di azione. Puoi scegliere tutto da te! Di limiti, per ora, ne evidenziamo due. Il primo è la disponibilità economica, perchè comunque un progetto come questo ha un costo non indifferente. Il secondo è che senza il supporto di una casa editrice la gestione del marketing è molto più complessa perchè non abbiamo canali pubblicitari già strutturati: anche qui bisogna fare tutto da zero!
Volete dirci qualcosa sullo splendido Robot – softies?
Nel volume ci sono 4 illustrazioni di autori extra gruppo. Una di queste è di Elena Grigoli. Lei realizza pupazzi in panno da anni e, in questo caso, si è talmente lasciata coinvolgere che ha realizzato 4 diversi Softies di robot. Uno, quello che abbiamo postato, è lo stesso che ha poi inserito nella sua illustrazione.
Il vostro robot preferito. E Jeeg non vale perchè piaceva a tutti…
– (Cri) Yattacan 🙂 vale?
– (Ale) Daltanious! E’ quello che ho seguito di più! E poi Kento è un pirla patentato!
– (teo) il Gaiking. Adoravo il suo design.
– (tram) I Cylon valgono? Eddai Teo, non fare quella faccia! Non ha specificato “robot jappo”!
– (Cato) Voltron, è quello che mi è rimasto più impresso nella mente ed è anche quello che mia sorella, alla tenera età di 2 anni, ha distrutto senza pietà facendo volare rottami di leoni robotici giocattolo per tutta la stanza…
– (Chris) Trider G7 mi piaceva che non ci fosse una vera base ipertecnologica e che fossero sempre senza soldi 🙂